Un ritorno alle stelle per scoprire i segreti dello spazio
A 8 anni dalla chiusura, avvenuta nel 2014 per lavori di riqualificazione e messa in sicurezza, il Planetario di Roma, ospitato all’interno del Museo della Civiltà Romana, il 22 aprile 2022 è tornato finalmente ad accogliere il pubblico.
I visitatori possono immergersi nella bellezza dell’universo e assistere a mostre scientifiche create appositamente dagli astronomi del Planetario seduti sulle 98 poltrone reclinabili disposte in cerchio. L’ampia superficie della cupola, uno schermo semisferico di 300 mq e 14 metri di diametro, funge da schermo di proiezione.
Un modo per restituire alla città una delle sue eccellenze, invitare appassionati a scoprire nuovi modi di “guardare” l’universo e, magari, affascinare i giovanissimi, crescendo gli astronomi di domani. Il nuovo planetario digitale, con un articolato sistema di videoproiettori laser ad altissimo contrasto, con risoluzione 4K, èin grado di ricostruire con estremo realismo pianeti, galassie, nebulose. Per rendere l’esperienza quanto più emozionante possibile il Planetario di Roma si è dotata delle più sofisticate tecnologie. Rispetto al vecchio sistema che si limitava a riprodurre il cielo stellato visto dalla Terra, il nuovo software “Sky Explorer” permette di ricostruire sulla volta della cupola ogni aspetto dell’universo riprodotto virtualmente. Il nuovo Planetario è ora in grado di mostrare anche le ultime notizie astronomiche e le scoperte della comunità scientifica. Il software Sky Explorer può archiviare e gestire una grande quantità di dati ed eseguire aggiornamenti in tempo reale. Consente inoltre al proprio staff scientifico di dialogare con una comunità internazionale di professionisti, condividendo, anche dal vivo, i risultati di ricerche e studi.
Le immagini del telescopio Webb
Infatti, a poco più di due mesi dalla riapertura, il Planetario è stato riportato sulla scena internazionale, grazie al collegamento del 12 luglio in diretta mondiale con la Nasa e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per mostrare le prime immagini provenienti dal nuovo telescopio spaziale James Webb, lanciato a Natale del 2021. Dopo un’osservazione di 12 ore su uno stesso punto nel cielo il telescopio ha svelato una visione rivoluzionaria, attraverso le prime 5 foto ‘a colori’, le più nitide immagini a infrarossi dell’Universo lontano mai realizzata finora (foto a fondo pagina).
La prima riguarda un ammasso di galassie SMACS 0723 come appariva circa 4 miliardi di anni fa. Questo ammasso, agendo come una lente gravitazionale, ha la capacità di distorcere la luce delle galassie più lontane dietro di sé, ingrandendole e permettendo così di esplorare i confini dell’Universo. Come ha sottolineato l’Amministratore della NASA Bill Nelson, quest’area di Universo immortalata nell’immagine copre una porzione di cielo “grande come un granello di sabbia”.
Le altre foto
La Nebulosa Anello del Sud (NGC 3132), una nebulosa planetaria, una nuvola di gas in espansione che circonda una stella morente. Dista circa 2000 anni luce dalla Terra e ha un diametro di quasi mezzo anno luce.
La Nebulosa della Carena, una delle nebulose più grandi e luminose nel cielo, a circa 7.600 anni luce di distanza, formata da molte stelle massicce molto più grandi del Sole.
Il Quintetto di Stephan, un ammasso di cinque galassie molto vicine tra loro, nella costellazione del Pegaso, a circa 290 milioni di anni luce. Fu il primo gruppo di galassie ad essere scoperto nel 1877 dall’astronomo francese Édouard Stephan.
L’esopianeta WASP-96b, di cui è stato svelato lo spettro: scoperto nel 2014, un gigante gassoso, esterno al Sistema Solare, con una massa pari circa alla metà di quella di Giove che orbita a 1.150 anni luce dalla Terra. Lo spettro ha mostrato dettagli prima nascosti dell’atmosfera, come la presenza di acqua e nuvole.
Emanuela Teta
Dal n.6-7-8 2022 La Gazzetta della Capitale